28 set 2010

Effetti della Riforma Gelmini


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1 set 2010

Unione Europea


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30 giu 2010

G 20





Se da un lato le definizioni del G20 hanno evidenziato l’intervento di mediazione proposto dai singoli paesi, è vero pure che mentre gli Stati Uniti appaiono concentrati  sulla questione della crescita economica evitando che le forti restrizioni fiscali possano limitarla, Germania e Inghilterra che si orientano verso un comune denominatore pongono più l’ accento sul consolidamento dei conti pubblici e sulla crescita sostenibile di lungo periodo.
Il premier britannico Cameron non trova appoggio sulle misure di tassazione alle banche, né viene adottato alcun principio diretto all’introduzione di una tassazione sulle transazioni finanziarie. Anche se regole rigorose sul capitale delle banche sono state confermate, la loro adozione sarà comunque diluita nel tempo.
Nel documento finale emerge anche l’impegno a concretizzare le riforme delineate nei tempi stabiliti, evidentemente ciò è dovuto anche alle negative valutazioni circa i risultati raggiunti a più di un anno dalla prima iniziativa G20.
Molte delle riforme del sistema finanziario proposte o delle manovre fiscali di consolidamento, sembrano tuttavia avere la particolarità di essere realmente un freno alla ripresa economica e conseguentemente un rallentamento a una risoluzione immediata dalla crisi degli ultimi anni.

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28 giu 2010

Kirghizistan

28/06/2010 08:03
KIRGHIZISTAN
Kirghizistan, la nuova costituzione approvata con oltre il 90% dei voti
Solo l’8% ha votato contro. Per Rosa Otunbayeva è un segno che il Paese è unito ed è l’inizio di una vera democrazia. Ma Medvedev teme nuovi scontri e una crescita dell’estremismo.


Bishkek (AsiaNews/Agenzie) – Con un referendum concluso ieri il Kirghizistan ha adottato una nuova costituzione che dà al parlamento più poteri e riduce quello del presidente. Secondo la leadership provvisoria, i cambiamenti dovrebbero portare più stabilità al Paese, segnato da violenze negli ultimi mesi, dopo la cacciata del presidente Kurmanbek Bakiyev lo scorso aprile.
La Commissione elettorale centrale ha dichiarato oggi che con i voti scrutinati quasi alla totalità, il 90,7% ha sostenuto il cambiamento della costituzione e circa l’8% ha votato contro. I risultati definitivi sono attesi fra uno o due giorni.
Rosa Otunbayeva, presidente ad interim ha esaltato il risultato come l’inizio di “una vera democrazia popolare”, mettendo fine a una gestione del potere “autoritaria e familiare”, tipica dei presidenti precedenti, Askar Akiyev e Kurmanbek Bakiyev, mostrando che il Paese è unito.
Il referendum è avvenuto dopo due settimane di scontri fra gruppi etnici kirghisi e uzbeki, in cui sono morte centinaia di persone e oltre 400 mila uzbeki sono fuggiti.
Il coprifuoco imposto in alcune regioni del sud, dove sono avvenuti gli scontri, è stato tolto temporaneamente per permettere lo svolgimento del voto.
Diversi osservatori avevano messo in guardia dal tenere il referendum in una situazione così tesa, ma esso ha ottenuto il sostegno di Onu, Stati Uniti e Russia.
Nonostante ciò, il presidente russo Dimitri Medvedev ha dichiarato ieri che egli teme il referendum potrà creare ancora più divisione nel Paese e la nuova Costituzione rischia di attizzare l’estremismo.
Il “sì” al referendum permetterà la formazione di un nuovo governo che resterà in carica fino alle elezioni anticipate, previste a settembre. Rosa Otubayeva assumerà le funzioni di presidente fino alle elezioni presidenziali previste nell’ottobre 2011.

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22 giu 2010

kirghizistan

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Cosa succede in Kirghizistan


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18 giu 2010

Appunti di diritto


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3 giu 2010

Gli anni di Tangentopoli


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Blu notte - mani pulite

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27 mag 2010





27 maggio 2010

L’Italia ha paura di fare la fine della Grecia

Dopo aver incontrato il 25 maggio le parti sociali, il governo italiano ha varato un piano di austerità da 24 miliardi di euro per il biennio 2011-2012. L’analisi del Wall Street Journal.

Come molti altri paesi europei, l’Italia cerca di far fronte a una pericolosa crisi del debito sovrano con pesanti tagli alla spesa e, in molti casi, un aumento delle tasse.
La Germania ha proposto agli altri paesi della zona euro di seguire il suo esempio approvando leggi che limitino il budget di spesa. Ma gli economisti hanno avvertito che i tagli eccessivi potrebbero danneggiare una fragile ripresa economica e in alcuni casi innescare le proteste dei cittadini
Il piano del governo italiano prevede il congelamento e la riduzione degli stipendi nel settore pubblico, sulla linea delle misure prese dai governi di Irlanda, Spagna, Portogallo e Grecia.
Costi insostenibili
Negli ultimi dieci anni il costo del lavoro nella pubblica amministrazione italiana è aumentato del 60 per cento in più rispetto a quello del settore privato. Nonostante il parere negativo sulla manovra, i sindacati italiani non sembrano intenzionati a scendere in strada come hanno fatto i dipendenti pubblici in Grecia. I tagli di bilancio sono relativamente modesti. L’adeguamento medio annuale di bilancio dal 2002 al 2010 è stato di 12,5 miliardi di euro, secondo l’Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre (Cgia).
“L’aumento di prelievi fiscali è escluso dal pacchetto legislativo e lo stesso vale per le pensioni”, ha detto il 24 maggio in tv Paolo Bonaiuti, portavoce del premier Silvio Berlusconi, che vuole evitare un aggiustamento doloroso in un momento in cui alcuni suoi collaboratori devono affrontare accuse di corruzione.
La popolarità del governo è in calo rispetto un anno fa e solo un italiano su tre dice di essere soddisfatto, secondo quanto rivela un sondaggio Ispo pubblicato dal Corriere della Sera il 24 maggio.
“Berlusconi dovrà andare in televisione e pronunciare la parola ‘sacrifici’”, ha detto Enrico Letta, uno dei leader dell’opposizione. L’attuale piano di tagli di 24 miliardi di euro per il 2011 e 2012 è inferiore a quanto annunciato in un primo tempo dal ministro dell’economia Giulio Tremonti, nel tentativo di dimostrare l’impegno italiano per risanare le finanze.
Le misure più importanti interessano le restrizioni al pubblico impiego per un valore di 6 miliardi di euro. Il resto dei tagli riguarderà la riduzione dei trasferimenti alle amministrazioni locali, la diminuzione delle agevolazioni fiscali aziendali e la razionalizzazione della spesa sanitaria.
È inoltre previsto un giro di vite sugli evasori fiscali. Ulteriori entrate potrebbero arrivare da una proposta di sanatoria che consentirà ai proprietari di case ed edifici non registrati di legalizzare le loro proprietà.
I piani di bilancio sono invariati rispetto agli impegni assunti con l’Unione europea all’inizio del 2010. Prevedono di far rientrare il deficit di bilancio sotto la soglia del 3 per cento del pil nel 2012 dal 5,3 per cento del 2009. Per quanto riguarda il deficit di bilancio l’Italia ha registrato un calo inferiore a quello di altri stati della zona euro e, di conseguenza, il ritmo del risanamento dei conti pubblici può essere meno serrato.
Il fantasma del debito
Ma il vero problema dell’Italia è il debito: si prevede che raggiungerà il 117 per cento del pil nel 2011 e consumerà circa il 5 per cento del pil in interessi, di cui la metà finisce all’estero. Solo ottenendo degli avanzi di bilancio l’Italia riuscirà a mantenere invariato il suo indebitamento.
Benché le famiglie italiane facciano registrare alti tassi di risparmio lordo, l’anno scorso il tasso netto di risparmio del paese è diventato negativo per la prima volta, raggiungendo i livelli di paesi come Grecia e Portogallo.
“Prima o poi questo produrrà problemi di sostenibilità della bilancia dei pagamenti”, dice Carmelo Pierpaolo Parello, professore di economia all’università La Sapienza di Roma. Gli investitori “vorranno essere sicuri che l’Italia cresca abbastanza velocemente da produrre un reddito sufficiente a ricreare un risparmio interno”.
L’articolo originale:
Italy to Pass Austerity Budget TuesdayThe Wall Street Journal

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12 mag 2010

Afganistan: la sporca guerra


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Guerra in Afganistan

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7 mag 2010

La guerra in Somalia


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Quando la guerra sembra un gioco

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Operation Restore Hope

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Ilaria Alpi

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23 apr 2010

Appunti di diritto


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La guerra del Golfo


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sindrome del Golfo

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Sindrome del Golfo

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19 apr 2010

Una versione brutale del cattolicesimo

Vaticano 16 aprile 2010

Qualche anno fa, l’Irlanda era una teocrazia cattolica. Se qualcuno sbagliava dicevamo: “Poteva capitare anche a un vescovo”. Era una frase molto più vera di quel che pensavamo, scrive Sinéad O’Connor.

Quando ero piccola, l’Irlanda era una teocrazia cattolica. Se un vescovo camminava per strada, le persone si facevano da parte per farlo passare. Se assisteva a un avvenimento sportivo nazionale, la squadra s’inginocchiava per baciargli l’anello. Se qualcuno sbagliava, invece di dire “nessuno è perfetto” dicevamo: “Poteva capitare anche a un vescovo”.



Era una frase molto più vera di quanto immaginassimo. Papa Benedetto XVI ha scritto una lettera pastorale di scuse all’Irlanda per i tanti anni durante i quali i sacerdoti hanno abusato sessualmente di bambini che avrebbero dovuto fidarsi di loro. Per molti irlandesi come me questa lettera è un insulto.



Non solo alla nostra intelligenza, ma anche alla nostra fede e al nostro paese. Per capire perché, bisogna tener presente che noi irlandesi abbiamo vissuto una versione brutale del cattolicesimo, basata sull’umiliazione dei bambini.



Io l’ho vissuta in prima persona. Quando ero piccola, mia madre mi mandava a rubare nei negozi. Dopo essere stata colta sul fatto molte volte, su consiglio di un assistente sociale mi spedirono per diciotto mesi all’An Grianán di Dublino, un centro per ragazze con problemi comportamentali. An Grianán era una delle lavanderie Magdalene, istituzioni tristemente famose gestite dalla chiesa per ospitare adolescenti incinte e giovani ribelli.



Lavoravamo in un seminterrato, lavando a mano i vestiti dei sacerdoti con acqua fredda e sapone. Studiavamo matematica e dattilografia. Avevamo contatti limitati con le nostre famiglie. Non ricevevamo nessuno stipendio. Nel mio caso, almeno, una delle suore fu gentile con me e mi regalò la mia prima chitarra.



Punizioni e violenze

An Grianán era un prodotto del rapporto del governo irlandese con il Vaticano: la chiesa godeva di una posizione speciale, come stabilito dalla nostra costituzione fino al 1972. Ancora nel 2007, il 98 per cento delle scuole irlandesi era gestito dalla chiesa cattolica. Ma nelle scuole per bambini problematici le punizioni corporali e le violenze psicologiche e sessuali ci sono sempre state.



Nell’ottobre del 2005 un rapporto del governo ha raccolto più di cento accuse di abusi sessuali commessi da sacerdoti tra il 1962 e il 2002 a Ferns, un paese a sud di Dublino. La polizia non aprì un’inchiesta sui sacerdoti accusati: fu detto che soffrivano di un problema “morale”. Nel 2009 un rapporto simile ha stabilito che gli arcivescovi di Dublino misero a tacere diversi casi di abusi sessuali tra il 1975 e il 2004.



Perché? Secondo il rapporto del 2009, “l’importante ruolo svolto dalla chiesa nella vita irlandese è la ragione per cui gli abusi commessi da una minoranza dei suoi membri furono messi a tacere”. Ma nella sua cosiddetta lettera di scuse, Benedetto XVI non si assume nessuna responsabilità per i crimini dei preti irlandesi. Dice che “la chiesa in Irlanda deve in primo luogo riconoscere davanti al Signore e agli altri i gravi peccati commessi contro ragazzi indifesi”. Cosa dire della complicità del Vaticano in quei peccati?



Benedetto XVI dà l’impressione di essere venuto a conoscenza da poco tempo degli abusi e si presenta come una delle vittime: “Non posso che condividere lo sgomento e il senso di tradimento che molti di voi hanno provato nel venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali, e del modo in cui le autorità della chiesa in Irlanda li hanno affrontati”.



La lettera incriminata

Ma nel 2001 Benedetto XVI mandò ai vescovi di tutto il mondo una lettera che ordinava di mantenere il segreto sulle accuse di abusi sessuali, pena la scomunica, aggiornando una terribile decisione ecclesiastica che nel 1962 aveva stabilito che i sacerdoti accusati di reati sessuali e le loro vittime dovessero “osservare il più rigido segreto” e “mantenere un silenzio perpetuo”.



Nel 2001 Benedetto XVI, allora noto solo come Joseph Ratzinger, era cardinale. Oggi che occupa la cattedra di San Pietro dovremmo credere che abbia cambiato idea? E che dire delle rivelazioni secondo cui nel 1996 si rifiutò di allontanare un sacerdote accusato di aver abusato di duecento bambini sordi in Wisconsin?



Nella lettera di scuse, Benedetto XVI sostiene che la sua preoccupazione è soprattutto di “guarire le vittime”. Ma nega l’unico strumento di guarigione: una piena confessione da parte del Vaticano, che ha messo a tacere gli abusi e che adesso sta cercando di nascondere di averlo fatto. Incredibilmente, il papa dice ai cattolici: “Offrite il vostro digiuno, la vostra preghiera, la vostra lettura della sacra scrittura e le vostre opere di misericordia per ottenere la grazia della guarigione e del rinnovamento per la chiesa in Irlanda”.



E suggerisce, cosa ancora più incredibile, che le vittime irlandesi potrebbero guarire avvicinandosi di più alla chiesa, la stessa che chiedeva il voto del silenzio ai bambini vittime degli abusi. Molti di noi, dopo aver smesso di ridere, hanno pensato che l’idea di aver bisogno della chiesa per avvicinarsi a Cristo è una blasfemia.



Per i cattolici irlandesi quello che insinua Benedetto XVI – che gli abusi sessuali in Irlanda siano un problema irlandese – è arrogante e blasfemo. Il Vaticano si sta comportando come se non credesse in un Dio che vede tutto. Quelli che dicono di essere i guardiani dello Spirito Santo stanno calpestando tutto quel che rappresenta. Benedetto XVI dà un’idea sbagliata del Dio che amiamo. Tutti sappiamo nel fondo dei nostri cuori che lo Spirito Santo è la verità. Per questo sappiamo che Cristo non è dalla parte di chi lo invoca tanto spesso.



Meritiamo qualcosa di meglio

Il papa deve assumersi la responsabilità degli atti dei suoi subordinati. Se alcuni sacerdoti cattolici abusano dei bambini, è Roma che ne deve rispondere confessando e sottoponendosi a un’inchiesta, non Dublino. Fino a quando non lo farà, tutti i buoni cattolici – comprese le vecchiette che vanno in chiesa tutte le domeniche, non solo le cantanti che protestano come me – dovrebbero smettere di andare a messa. È arrivato il momento in Irlanda di separare il nostro Dio dalla nostra religione, e la nostra fede dai suoi presunti dirigenti.



Quasi diciotto anni fa strappai una foto di Giovanni Paolo II durante una puntata del Saturday night live. Molti non capirono la mia protesta: la settimana dopo l’attore Joe Pesci disse che se fosse stato in studio con me “mi avrebbe dato un bello schiaffo”. Sapevo che il mio gesto avrebbe suscitato una polemica, ma era un modo per sollevare un dibattito necessario: essere artista significa anche questo.



Molti pensarono che io non credessi in Dio, e questa è l’unica cosa che mi ferì. Sono cattolica per nascita e per cultura, e sarei la prima a presentarmi in chiesa se il Vaticano offrisse una riconciliazione sincera.



Mentre l’Irlanda si oppone all’offensiva lettera di Roma e un vescovo irlandese si dimette, chiedo di capire perché una donna cattolica irlandese che da bambina è sopravvissuta ai maltrattamenti può voler strappare una foto del papa. E di domandarsi se noi cattolici irlandesi, solo perché non osiamo dire “meritiamo qualcosa di meglio”, dobbiamo essere trattati come se meritassimo qualcosa di peggio.



Sinéad O’Connor è una musicista irlandese. Questo articolo è uscito sul Washington Post con il titolo The pope’s apology for sex abuse in Ireland seems hollow

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12 apr 2010

Libri

Aatish Taseer,



Aatish Taseer è cresciuto nell’India laica e pluralista. Tra le sue prime influenze ci sono state il sikhismo della madre, un collegio cristiano e i fumetti su He-Man, “l’uomo più forte dell’universo”. Ma assillante, dietro questa abbondanza culturale, c’era un’assenza: quella del padre separato, il politico pachistano Salmaan Taseer. La parte migliore di Straniero alla mia storia è il viaggio indicato nel sottotitolo (Viaggio di un figlio nelle terre dell’islam): un’andata e ritorno dal mondo del padre. Inframmezzato a questa storia c’è un viaggio più generico nell’islam, dai sobborghi di Leeds, da cui provenivano gli attentatori suicidi del 7 luglio 2005 a Londra, attraverso Istanbul, Damasco e la Mecca. Fino all’Iran e al Pakistan. Strada facendo Taseer assiste ai “tumulti per le vignette”, viene interrogato da funzionari della sicurezza iraniana e osserva a casa del padre, a Lahore, la risposta all’assassinio di Benazir Bhutto. La scrittura è elegante e fluida per tutto il libro. Ma in Pakistan Taseer si concentra sui dettagli e dà il meglio di sé. Le sue descrizioni del Sindh rurale sono indimenticabili. Nel ritrarre le case abbandonate dai ceti medi indù e i templi dove una volta indù e musulmani pregavano insieme, fa della separazione dei genitori un’immagine della spartizione, una delle due grandi pulizie etniche del 1947, i cui effetti ancora ci affliggono. Per Taseer l’India unita ed eterogenea diventa un’assenza come quella del padre.
Ma c’è un’altra assenza che brilla. È quella dell’islam tradizionale e plurale. Una volta fuori dal subcontinente, il viaggio diventa una ricerca più astratta dell’identità islamica, ed è meno avvincente. Nella sua ricerca riduttiva di un “islam transnazionale”, Taseer non coglie le diversità che continuano a esistere. L’islamismo furioso e ottuso che incontra in Siria è solo un aspetto della vita del paese. Taseer dà un’immagine unidimensionale delle terre che attraversa, rasentando la para noia. Paradossalmente, alla sua prospettiva laica farebbe bene un esame più attento del mondo reale. In Siria riconosce un amorfo “malcontento” musulmano, ma non vede i milioni di profughi iracheni e palestinesi. In Iran spiega i motivi della rivoluzione islamica in modo un po’ troppo semplice. Non cita le undicimila vittime della dilagante guerra statunitense al terrorismo nelle aree tribali del Pakistan. E l’unica volta che accenna all’occupazione di Iraq e Afghanistan la parola “occupazione” è tra virgolette, come se fosse un’invenzione musulmana.–Robin Yassin-Kassab, The Guardian

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29 mar 2010

Appunti di diritto

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6 mar 2010

La questione Palestinese

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3 mar 2010

Hamas

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26 feb 2010


La diversità che arricchisce

Tahar Lamri è uno scrittore algerino nato nel 1958. È in Italia dal 1987. Vive a Ravenna.
Nelle librerie italiane è da poco uscito il libro Nuovo immaginario italiano. Italiani e stranieri a confronto nella letteratura italiana contemporanea(Sinnos 2009). Le autrici sono Maria Cristina Mauceri, che lavora all’università di Sydney, e Maria Grazia Negro, ricercatrice presso l’università di Istanbul.
Il libro fa il punto su vent’anni di letteratura della migrazione in Italia e analizza alcuni testi di scrittori migranti mettendoli a confronto con quelli di autori italiani che hanno affrontato argomenti simili.
“L’impressione”, racconta Maria Grazia Negro, “è che la letteratura italiana, tranne alcune eccezioni, sia ingabbiata nel presente. Fatica a proiettarsi in avanti e a immaginare un’interazione positiva e profonda tra italiani e stranieri. La letteratura migrante, invece, è più ricca di contenuti e più varia nel delineare queste possibilità d’incontro, probabilmente perché non ha dimenticato le difficoltà e le sofferenze dell’emigrazione. La società italiana, invece, ha completamente rimosso questi ricordi, proprio come ha dimenticato il suo passato coloniale”.
Maria Cristina Mauceri è d’accordo: “Gli scrittori italiani spesso non riescono a superare gli stereotipi diffusi dai mezzi d’informazione. Non è un caso se nel nostro libro il capitolo sui clandestini è il più corposo, con due figure che dominano in modo ossessivo l’immaginario italiano: il deviante e la prostituta. Invece i clandestini descritti dagli scrittori migranti sono interessati alla società italiana e hanno voglia di integrarsi, nonostante le difficoltà dell’esperienza migratoria”.
Bisogna precisare, però, che nel 1992 Giulio Angioni ha pubblicato Una ignota compagnia(Il Maestrale), la storia di un vero incontro di scambio e di condivisione. Pochi altri libri italiani sfuggono agli stereotipi legati all’immigrazione.
Un fatto sorprendente se si considera il successo di critica e di pubblico di alcuni romanzi scritti da migranti come La straniera (Bompiani 1999) di Younis Tawfik e Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio (E/O 2006) di Amara Lakhous. Tahar Lamri
Fonte: Internazionale

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12 feb 2010

Bosnia

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11 feb 2010

Dissoluzione della ex Jugoslavia

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Jugoslavia 1991-1999


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No alla guerra

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Appunti di diritto


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4 feb 2010

Incontri

Sabato 13 febbraio 2010, ore 17.00


Incontro sul tema
RELIGIONI E SECOLARIZZAZIONE OGGI: CONFRONTO O SCONTRO ?


Roberta De Monticelli, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano
Fulvio Ferrario, Facoltà Valdese di Teologia di Roma
Con “secolarizzazione” s’ intende la progressiva perdita di influenza delle istituzioni religiose e il declino della dimensione del sacro all’interno della società. Questo processo, che ha caratterizzato soprattutto i paesi occidentali in età contemporanea, sarebbe stato determinato – secondo alcune teorie – dallo sviluppo stesso della modernità: proprio il diffondersi del progresso, infatti, avrebbe tolto importanza al mondo religioso. Quanto più avanzano i processi di urbanizzazione, industrializzazione, scolarizzazione, tanto più si riduce l’importanza del sacro.
Secolarizzazione di conseguenza significa anche scristianizzazione, nella misura in cui indica la perdita d’ incidenza delle chiese sugli individui. Eppure, una parte della teologia l’ha letta, al contrario, come inveramento del cristianesimo, come valorizzazione dell’uomo finalmente diventato “adulto” (Bonhoeffer,) richiamato alla sua responsabilità di credente. È stato soprattutto F. Gogarten a sviluppare la convinzione che la secolarizzazione fosse frutto maturo e coerente della fede biblica e cristiana. In questo modo ha rovesciato la tendenza (dominante nelle chiese cristiane) a vedere in essa la radice dei mali che affliggono la chiesa e il mondo contemporaneo.
Tutto bene dunque? Evidentemente no, o almeno non per tutti. Molti cristiani - e le gerarchie ecclesiastiche in particolare - vivono con disagio l'assenza di Dio nella società contemporanea. Tutto all’opposto, i non credenti considerano una liberazione l’allentarsi del vincolo religioso. Il risultato è che il confronto resta difficile, a volte polemico, e si preferisce ignorarsi reciprocamente. Noi invece vogliamo provare a chiederci: è possibile un dialogo fra credenti e non credenti a partire proprio dal tema della secolarizzazione?
Sala attigua alla Libreria Claudiana -Via Francesco Sforza 12/a – 20122 Milano - tel. 02.76.02.15.18
ingresso libero

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30 gen 2010

L'asterisco





La nostra società, a ben guardare, sostiene che i diritti non possono essere
estesi a tutti, così come certi metalli laminati in fogli sottilissimi,
e che sia perfino dannoso pensarlo.
   
           Da Questo è un uomo. D. Cammarone




Questione di colpe?

Cercare ostinatamente colpe è una forzatura, è demagogia. Sono molti i Paesi che si trovano nella medesima situazione di crisi che sta vivendo la nostra società, con aumento della disoccupazione, della criminalità, dell’incertezza sociale e, non ultima, una crescente crisi di valori visibile ancor più nelle nuove generazioni...  Mark Twain aveva detto che la responsabilità è individuale, non della comunità, ed è probabile che le responsabilità sono altre e vanno cercate altrove dai soliti cliché.
Per essere ricca e libera da ogni malattia di decadimento dello spirito, una società deve godere di un'eredità di ricordi e del consenso del tempo presente. 
Un’identità, un sentimento fondamentale ed universale, che accomuni gli individui superando le disparate paure delle società moderne.
Se proprio di colpe si deve parlare, è probabile che il vero errore sia quello di diffondere l’area dell’incertezza riducendo quella della conoscenza, sapendo che  la civiltà è nata da un'opposta operazione.

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Appunti di diritto


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25 gen 2010

Puglia. Dal Pd per la Regione Vendola

Dopo il trionfo delle primarie il governatore lancia un appello ai democratici: "Creiamo un unico cantiere"..

Complimenti al Governatore Vendola

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Primarie Puglia, Vince Vendola: 73% Sarà Rocco Palese Il Candidato Del Pdl - Funny video clips are a click away

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24 gen 2010

appunti di diritto

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21 gen 2010

Incontri

Sabato 30 gennaio 2010, ore 17.00

Incontro sul tema

LA “SACRALITA' DELLA VITA” NEL DIBATTITO BIOETICO ITALIANO

con

Luca Savarino, Università degli Studi del Piemonte Orientale

Erika Tomassone, pastora valdese

Sacralità della vita e qualità della vita sono due concetti al centro del dibattito bioetico italiano. In contrapposizione tra loro, sono diventati la bandiera del pensiero religioso da una parte e del pensiero laico dall'altro. Ma se andiamo oltre una superficiale schematizzazione le cose si fanno più complicate. Cosa è sacro? La vita o la vita umana? La vita umana o la vita umana individuale? Quando inizia e quando finisce la vita umana individuale? Come definiamo nascita e morte? Esiste una bioetica cristiana che, pur non rinunciando alla sacralità della vita, non interpreta tale nozione in maniera vincolante e assoluta. Esiste una bioetica laica che recupera la nozione di sacralità della vita in chiave secolare. Discuteremo di questi e altri temi con i nostri relatori che fanno parte della Commissione nazionale di bioetica della Chiesa Valdese.

Sala attigua alla Libreria Claudiana

Via Francesco Sforza 12/a – 20122 Milano - tel. 02.76.02.15.18

ingresso libero

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14 gen 2010

La Germania nella Storia Europea

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Berlin Wall 1961 - 1989

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11 gen 2010

L'asterisco

Come Abramo verso la Terra promessa

Qualche riflessione in un momento in cui, nel nostro paese, sembra ormai una realtà tutti i giorni riproposta il temuto confronto tra noi e lo straniero. Un confronto spesso alimentato da uno spirito di avversione, con i connotati di uno scontro che in questi giorni ha trovato il culmine negli avvenimenti accaduti in Calabria.
Questa sensazione di sentirsi assediati, e dover quindi esprimere in modo aggressivo un disagio sempre più manifesto, andrebbe riconsiderata e rivisitata, tentando il superamento di alcune posizioni che ci piacerebbe ritenere decadute; come quella, ad esempio, che qualche filosofo descriveva come la naturale inclinazione dell’Uomo a ricercare un potere oltre il potere, attitudine che cessa solo con la morte e trova la sua massima espressione nel fagocitare, attraverso le sopraffazioni, il proprio simile.
In un paese democratico, quale dichiariamo di essere, vogliamo invece credere che sia possibile realizzare uno spazio nel quale costruire l’ascolto, la tolleranza, la convivenza civile, superando prevaricazioni, ingiustizie, prepotenze, illegittimità.
Realizzare tutto ciò comporta certamente un notevole sforzo, una coscienza etica, una grande tolleranza. È una strada percorribile che bisogna intraprendere ed è doveroso partire al più presto.

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8 gen 2010

Incontri

Sabato 16 gennaio 2010, ore 17.00
Incontro sul tema
LE RELIGIONI NELLO SPAZIO PUBBLICO
TRA PLURALISMO E TRADIZIONE
con
Elena Bein Ricco, docente di storia e filosofia
Marco Bouchard, magistrato
Ermanno Genre, docente di teologia pratica della Facoltà Valdese di Teologia di Roma
A livello giuridico e istituzionale è stato più volte affermato in modo chiaro e inequivocabile che laicità e neutralità in materia di religione sono alti e fondamentali principi che caratterizzano la Repubblica italiana. La realtà di tutti i giorni sembra invece trasmettere un'immagine diversa: istituzioni pubbliche che si comportanto come ai tempi della “religione di stato”; partiti politici incapaci di pensare laicamente e praticare una politica laica nei confronti delle diverse fedi; un mondo dell'informazione incapace di cogliere il pluralismo religioso che ormai è un fatto concreto e vistoso in tutto il paese. Quali sono le prospettive a breve termine ? Che cosa si deve fare perché le istituzioni pubbliche e le comunità di fede presenti nel nostro paese trovino quell' equilibrio tra libertà e rispetto reciproco previsto dal nostro ordinamento ?
Sala attigua alla Libreria Claudiana
Via Francesco Sforza 12/a – 20122 Milano - tel. 02.76.02.15.18
ingresso libero

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