28 set 2010
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G 20
28 giu 2010
Kirghizistan
28/06/2010 08:03
KIRGHIZISTAN
Kirghizistan, la nuova costituzione approvata con oltre il 90% dei voti
Solo l’8% ha votato contro. Per Rosa Otunbayeva è un segno che il Paese è unito ed è l’inizio di una vera democrazia. Ma Medvedev teme nuovi scontri e una crescita dell’estremismo.
Bishkek (AsiaNews/Agenzie) – Con un referendum concluso ieri il Kirghizistan ha adottato una nuova costituzione che dà al parlamento più poteri e riduce quello del presidente. Secondo la leadership provvisoria, i cambiamenti dovrebbero portare più stabilità al Paese, segnato da violenze negli ultimi mesi, dopo la cacciata del presidente Kurmanbek Bakiyev lo scorso aprile.
La Commissione elettorale centrale ha dichiarato oggi che con i voti scrutinati quasi alla totalità, il 90,7% ha sostenuto il cambiamento della costituzione e circa l’8% ha votato contro. I risultati definitivi sono attesi fra uno o due giorni.
Rosa Otunbayeva, presidente ad interim ha esaltato il risultato come l’inizio di “una vera democrazia popolare”, mettendo fine a una gestione del potere “autoritaria e familiare”, tipica dei presidenti precedenti, Askar Akiyev e Kurmanbek Bakiyev, mostrando che il Paese è unito.
Il referendum è avvenuto dopo due settimane di scontri fra gruppi etnici kirghisi e uzbeki, in cui sono morte centinaia di persone e oltre 400 mila uzbeki sono fuggiti.
Il coprifuoco imposto in alcune regioni del sud, dove sono avvenuti gli scontri, è stato tolto temporaneamente per permettere lo svolgimento del voto.
Diversi osservatori avevano messo in guardia dal tenere il referendum in una situazione così tesa, ma esso ha ottenuto il sostegno di Onu, Stati Uniti e Russia.
Nonostante ciò, il presidente russo Dimitri Medvedev ha dichiarato ieri che egli teme il referendum potrà creare ancora più divisione nel Paese e la nuova Costituzione rischia di attizzare l’estremismo.
Il “sì” al referendum permetterà la formazione di un nuovo governo che resterà in carica fino alle elezioni anticipate, previste a settembre. Rosa Otubayeva assumerà le funzioni di presidente fino alle elezioni presidenziali previste nell’ottobre 2011.
22 giu 2010
18 giu 2010
3 giu 2010
Gli anni di Tangentopoli
27 mag 2010
Dopo aver incontrato il 25 maggio le parti sociali, il governo italiano ha varato un piano di austerità da 24 miliardi di euro per il biennio 2011-2012. L’analisi del Wall Street Journal.
Negli ultimi dieci anni il costo del lavoro nella pubblica amministrazione italiana è aumentato del 60 per cento in più rispetto a quello del settore privato. Nonostante il parere negativo sulla manovra, i sindacati italiani non sembrano intenzionati a scendere in strada come hanno fatto i dipendenti pubblici in Grecia. I tagli di bilancio sono relativamente modesti. L’adeguamento medio annuale di bilancio dal 2002 al 2010 è stato di 12,5 miliardi di euro, secondo l’Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre (Cgia).
Ma il vero problema dell’Italia è il debito: si prevede che raggiungerà il 117 per cento del pil nel 2011 e consumerà circa il 5 per cento del pil in interessi, di cui la metà finisce all’estero. Solo ottenendo degli avanzi di bilancio l’Italia riuscirà a mantenere invariato il suo indebitamento.
12 mag 2010
Emeroteca
7 mag 2010
23 apr 2010
Appunti di diritto
19 apr 2010
Una versione brutale del cattolicesimo
Vaticano 16 aprile 2010
Qualche anno fa, l’Irlanda era una teocrazia cattolica. Se qualcuno sbagliava dicevamo: “Poteva capitare anche a un vescovo”. Era una frase molto più vera di quel che pensavamo, scrive Sinéad O’Connor.
Quando ero piccola, l’Irlanda era una teocrazia cattolica. Se un vescovo camminava per strada, le persone si facevano da parte per farlo passare. Se assisteva a un avvenimento sportivo nazionale, la squadra s’inginocchiava per baciargli l’anello. Se qualcuno sbagliava, invece di dire “nessuno è perfetto” dicevamo: “Poteva capitare anche a un vescovo”.
Era una frase molto più vera di quanto immaginassimo. Papa Benedetto XVI ha scritto una lettera pastorale di scuse all’Irlanda per i tanti anni durante i quali i sacerdoti hanno abusato sessualmente di bambini che avrebbero dovuto fidarsi di loro. Per molti irlandesi come me questa lettera è un insulto.
Non solo alla nostra intelligenza, ma anche alla nostra fede e al nostro paese. Per capire perché, bisogna tener presente che noi irlandesi abbiamo vissuto una versione brutale del cattolicesimo, basata sull’umiliazione dei bambini.
Io l’ho vissuta in prima persona. Quando ero piccola, mia madre mi mandava a rubare nei negozi. Dopo essere stata colta sul fatto molte volte, su consiglio di un assistente sociale mi spedirono per diciotto mesi all’An Grianán di Dublino, un centro per ragazze con problemi comportamentali. An Grianán era una delle lavanderie Magdalene, istituzioni tristemente famose gestite dalla chiesa per ospitare adolescenti incinte e giovani ribelli.
Lavoravamo in un seminterrato, lavando a mano i vestiti dei sacerdoti con acqua fredda e sapone. Studiavamo matematica e dattilografia. Avevamo contatti limitati con le nostre famiglie. Non ricevevamo nessuno stipendio. Nel mio caso, almeno, una delle suore fu gentile con me e mi regalò la mia prima chitarra.
Punizioni e violenze
An Grianán era un prodotto del rapporto del governo irlandese con il Vaticano: la chiesa godeva di una posizione speciale, come stabilito dalla nostra costituzione fino al 1972. Ancora nel 2007, il 98 per cento delle scuole irlandesi era gestito dalla chiesa cattolica. Ma nelle scuole per bambini problematici le punizioni corporali e le violenze psicologiche e sessuali ci sono sempre state.
Nell’ottobre del 2005 un rapporto del governo ha raccolto più di cento accuse di abusi sessuali commessi da sacerdoti tra il 1962 e il 2002 a Ferns, un paese a sud di Dublino. La polizia non aprì un’inchiesta sui sacerdoti accusati: fu detto che soffrivano di un problema “morale”. Nel 2009 un rapporto simile ha stabilito che gli arcivescovi di Dublino misero a tacere diversi casi di abusi sessuali tra il 1975 e il 2004.
Perché? Secondo il rapporto del 2009, “l’importante ruolo svolto dalla chiesa nella vita irlandese è la ragione per cui gli abusi commessi da una minoranza dei suoi membri furono messi a tacere”. Ma nella sua cosiddetta lettera di scuse, Benedetto XVI non si assume nessuna responsabilità per i crimini dei preti irlandesi. Dice che “la chiesa in Irlanda deve in primo luogo riconoscere davanti al Signore e agli altri i gravi peccati commessi contro ragazzi indifesi”. Cosa dire della complicità del Vaticano in quei peccati?
Benedetto XVI dà l’impressione di essere venuto a conoscenza da poco tempo degli abusi e si presenta come una delle vittime: “Non posso che condividere lo sgomento e il senso di tradimento che molti di voi hanno provato nel venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali, e del modo in cui le autorità della chiesa in Irlanda li hanno affrontati”.
La lettera incriminata
Ma nel 2001 Benedetto XVI mandò ai vescovi di tutto il mondo una lettera che ordinava di mantenere il segreto sulle accuse di abusi sessuali, pena la scomunica, aggiornando una terribile decisione ecclesiastica che nel 1962 aveva stabilito che i sacerdoti accusati di reati sessuali e le loro vittime dovessero “osservare il più rigido segreto” e “mantenere un silenzio perpetuo”.
Nel 2001 Benedetto XVI, allora noto solo come Joseph Ratzinger, era cardinale. Oggi che occupa la cattedra di San Pietro dovremmo credere che abbia cambiato idea? E che dire delle rivelazioni secondo cui nel 1996 si rifiutò di allontanare un sacerdote accusato di aver abusato di duecento bambini sordi in Wisconsin?
Nella lettera di scuse, Benedetto XVI sostiene che la sua preoccupazione è soprattutto di “guarire le vittime”. Ma nega l’unico strumento di guarigione: una piena confessione da parte del Vaticano, che ha messo a tacere gli abusi e che adesso sta cercando di nascondere di averlo fatto. Incredibilmente, il papa dice ai cattolici: “Offrite il vostro digiuno, la vostra preghiera, la vostra lettura della sacra scrittura e le vostre opere di misericordia per ottenere la grazia della guarigione e del rinnovamento per la chiesa in Irlanda”.
E suggerisce, cosa ancora più incredibile, che le vittime irlandesi potrebbero guarire avvicinandosi di più alla chiesa, la stessa che chiedeva il voto del silenzio ai bambini vittime degli abusi. Molti di noi, dopo aver smesso di ridere, hanno pensato che l’idea di aver bisogno della chiesa per avvicinarsi a Cristo è una blasfemia.
Per i cattolici irlandesi quello che insinua Benedetto XVI – che gli abusi sessuali in Irlanda siano un problema irlandese – è arrogante e blasfemo. Il Vaticano si sta comportando come se non credesse in un Dio che vede tutto. Quelli che dicono di essere i guardiani dello Spirito Santo stanno calpestando tutto quel che rappresenta. Benedetto XVI dà un’idea sbagliata del Dio che amiamo. Tutti sappiamo nel fondo dei nostri cuori che lo Spirito Santo è la verità. Per questo sappiamo che Cristo non è dalla parte di chi lo invoca tanto spesso.
Meritiamo qualcosa di meglio
Il papa deve assumersi la responsabilità degli atti dei suoi subordinati. Se alcuni sacerdoti cattolici abusano dei bambini, è Roma che ne deve rispondere confessando e sottoponendosi a un’inchiesta, non Dublino. Fino a quando non lo farà, tutti i buoni cattolici – comprese le vecchiette che vanno in chiesa tutte le domeniche, non solo le cantanti che protestano come me – dovrebbero smettere di andare a messa. È arrivato il momento in Irlanda di separare il nostro Dio dalla nostra religione, e la nostra fede dai suoi presunti dirigenti.
Quasi diciotto anni fa strappai una foto di Giovanni Paolo II durante una puntata del Saturday night live. Molti non capirono la mia protesta: la settimana dopo l’attore Joe Pesci disse che se fosse stato in studio con me “mi avrebbe dato un bello schiaffo”. Sapevo che il mio gesto avrebbe suscitato una polemica, ma era un modo per sollevare un dibattito necessario: essere artista significa anche questo.
Molti pensarono che io non credessi in Dio, e questa è l’unica cosa che mi ferì. Sono cattolica per nascita e per cultura, e sarei la prima a presentarmi in chiesa se il Vaticano offrisse una riconciliazione sincera.
Mentre l’Irlanda si oppone all’offensiva lettera di Roma e un vescovo irlandese si dimette, chiedo di capire perché una donna cattolica irlandese che da bambina è sopravvissuta ai maltrattamenti può voler strappare una foto del papa. E di domandarsi se noi cattolici irlandesi, solo perché non osiamo dire “meritiamo qualcosa di meglio”, dobbiamo essere trattati come se meritassimo qualcosa di peggio.
Sinéad O’Connor è una musicista irlandese. Questo articolo è uscito sul Washington Post con il titolo The pope’s apology for sex abuse in Ireland seems hollow
12 apr 2010
Libri
29 mar 2010
Appunti di diritto
6 mar 2010
3 mar 2010
26 feb 2010
La diversità che arricchisce
Tahar Lamri è uno scrittore algerino nato nel 1958. È in Italia dal 1987. Vive a Ravenna.Nelle librerie italiane è da poco uscito il libro Nuovo immaginario italiano. Italiani e stranieri a confronto nella letteratura italiana contemporanea(Sinnos 2009). Le autrici sono Maria Cristina Mauceri, che lavora all’università di Sydney, e Maria Grazia Negro, ricercatrice presso l’università di Istanbul.Il libro fa il punto su vent’anni di letteratura della migrazione in Italia e analizza alcuni testi di scrittori migranti mettendoli a confronto con quelli di autori italiani che hanno affrontato argomenti simili.“L’impressione”, racconta Maria Grazia Negro, “è che la letteratura italiana, tranne alcune eccezioni, sia ingabbiata nel presente. Fatica a proiettarsi in avanti e a immaginare un’interazione positiva e profonda tra italiani e stranieri. La letteratura migrante, invece, è più ricca di contenuti e più varia nel delineare queste possibilità d’incontro, probabilmente perché non ha dimenticato le difficoltà e le sofferenze dell’emigrazione. La società italiana, invece, ha completamente rimosso questi ricordi, proprio come ha dimenticato il suo passato coloniale”.Maria Cristina Mauceri è d’accordo: “Gli scrittori italiani spesso non riescono a superare gli stereotipi diffusi dai mezzi d’informazione. Non è un caso se nel nostro libro il capitolo sui clandestini è il più corposo, con due figure che dominano in modo ossessivo l’immaginario italiano: il deviante e la prostituta. Invece i clandestini descritti dagli scrittori migranti sono interessati alla società italiana e hanno voglia di integrarsi, nonostante le difficoltà dell’esperienza migratoria”.Bisogna precisare, però, che nel 1992 Giulio Angioni ha pubblicato Una ignota compagnia(Il Maestrale), la storia di un vero incontro di scambio e di condivisione. Pochi altri libri italiani sfuggono agli stereotipi legati all’immigrazione.Un fatto sorprendente se si considera il successo di critica e di pubblico di alcuni romanzi scritti da migranti come La straniera (Bompiani 1999) di Younis Tawfik e Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio (E/O 2006) di Amara Lakhous. Tahar LamriFonte: Internazionale
La diversità che arricchisce
12 feb 2010
11 feb 2010
Jugoslavia 1991-1999
4 feb 2010
Incontri
Sabato 13 febbraio 2010, ore 17.00
Incontro sul tema
RELIGIONI E SECOLARIZZAZIONE OGGI: CONFRONTO O SCONTRO ?
Roberta De Monticelli, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano
Fulvio Ferrario, Facoltà Valdese di Teologia di Roma
Con “secolarizzazione” s’ intende la progressiva perdita di influenza delle istituzioni religiose e il declino della dimensione del sacro all’interno della società. Questo processo, che ha caratterizzato soprattutto i paesi occidentali in età contemporanea, sarebbe stato determinato – secondo alcune teorie – dallo sviluppo stesso della modernità: proprio il diffondersi del progresso, infatti, avrebbe tolto importanza al mondo religioso. Quanto più avanzano i processi di urbanizzazione, industrializzazione, scolarizzazione, tanto più si riduce l’importanza del sacro.
Secolarizzazione di conseguenza significa anche scristianizzazione, nella misura in cui indica la perdita d’ incidenza delle chiese sugli individui. Eppure, una parte della teologia l’ha letta, al contrario, come inveramento del cristianesimo, come valorizzazione dell’uomo finalmente diventato “adulto” (Bonhoeffer,) richiamato alla sua responsabilità di credente. È stato soprattutto F. Gogarten a sviluppare la convinzione che la secolarizzazione fosse frutto maturo e coerente della fede biblica e cristiana. In questo modo ha rovesciato la tendenza (dominante nelle chiese cristiane) a vedere in essa la radice dei mali che affliggono la chiesa e il mondo contemporaneo.
Tutto bene dunque? Evidentemente no, o almeno non per tutti. Molti cristiani - e le gerarchie ecclesiastiche in particolare - vivono con disagio l'assenza di Dio nella società contemporanea. Tutto all’opposto, i non credenti considerano una liberazione l’allentarsi del vincolo religioso. Il risultato è che il confronto resta difficile, a volte polemico, e si preferisce ignorarsi reciprocamente. Noi invece vogliamo provare a chiederci: è possibile un dialogo fra credenti e non credenti a partire proprio dal tema della secolarizzazione?
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ingresso libero
30 gen 2010
L'asterisco
25 gen 2010
Puglia. Dal Pd per la Regione Vendola
Dopo il trionfo delle primarie il governatore lancia un appello ai democratici: "Creiamo un unico cantiere"..
Complimenti al Governatore Vendola
Leia Mais…
Primarie Puglia, Vince Vendola: 73% Sarà Rocco Palese Il Candidato Del Pdl - Funny video clips are a click away
24 gen 2010
appunti di diritto
21 gen 2010
Incontri
Incontro sul tema
con
Sacralità della vita e qualità della vita sono due concetti al centro del dibattito bioetico italiano. In contrapposizione tra loro, sono diventati la bandiera del pensiero religioso da una parte e del pensiero laico dall'altro. Ma se andiamo oltre una superficiale schematizzazione le cose si fanno più complicate. Cosa è sacro? La vita o la vita umana? La vita umana o la vita umana individuale? Quando inizia e quando finisce la vita umana individuale? Come definiamo nascita e morte? Esiste una bioetica cristiana che, pur non rinunciando alla sacralità della vita, non interpreta tale nozione in maniera vincolante e assoluta. Esiste una bioetica laica che recupera la nozione di sacralità della vita in chiave secolare. Discuteremo di questi e altri temi con i nostri relatori che fanno parte della Commissione nazionale di bioetica della Chiesa Valdese.
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14 gen 2010
La Germania nella Storia Europea
Emeroteca
11 gen 2010
L'asterisco
Come Abramo verso la Terra promessa
Qualche riflessione in un momento in cui, nel nostro paese, sembra ormai una realtà tutti i giorni riproposta il temuto confronto tra noi e lo straniero. Un confronto spesso alimentato da uno spirito di avversione, con i connotati di uno scontro che in questi giorni ha trovato il culmine negli avvenimenti accaduti in Calabria.
Questa sensazione di sentirsi assediati, e dover quindi esprimere in modo aggressivo un disagio sempre più manifesto, andrebbe riconsiderata e rivisitata, tentando il superamento di alcune posizioni che ci piacerebbe ritenere decadute; come quella, ad esempio, che qualche filosofo descriveva come la naturale inclinazione dell’Uomo a ricercare un potere oltre il potere, attitudine che cessa solo con la morte e trova la sua massima espressione nel fagocitare, attraverso le sopraffazioni, il proprio simile.
In un paese democratico, quale dichiariamo di essere, vogliamo invece credere che sia possibile realizzare uno spazio nel quale costruire l’ascolto, la tolleranza, la convivenza civile, superando prevaricazioni, ingiustizie, prepotenze, illegittimità.
Realizzare tutto ciò comporta certamente un notevole sforzo, una coscienza etica, una grande tolleranza. È una strada percorribile che bisogna intraprendere ed è doveroso partire al più presto.
8 gen 2010
Incontri
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